IMPARARE A LEGGERE
تَعَلَّمْ القِراءَةَ
Hassan Nazha


Come per il capitolo precedente cerchiamo di capire come si legge l'arabo.
Cosa abbiamo studiato ancora?
Abbiamo visto che esiste la hamza, ء, che si scrive alcune volte in modo isolato come una piccola ain e altre volte usa come sostegno la alif o la waw o la yaa o la alif maksura che è sempre una yaa senza puntini sotto.
Per la hamza saranno dedicati alcuni capitoli per sapere come si scrive all'inizio o in mezzo o in fine parola.
Per il momento ci limitiamo alla lettura e quindi troviamo la hamza scritta come segue:
ء
أَ
أُ
إِ
ئ
ؤ
Valgono sempre i segni di fatha, damma, kasra, sukun, fathatein, dammatein e i tanwin in an,un e in.
Quindi la alif e la alif con hamza sono differenti. Quando si scrive spesso si mette la hamza in alif solo per non avere ambiguità con altri vocaboli simili ad esempio:
سَأَلَ che significa chiedere la hamza in questo caso è da inserire per evitare che il verbo chiedere sia confuso con:
سَالَ che significa scorrere.
Quindi con la alif spesso quando si scrive viene utilizzata sia come alif che come alif hamza tranne per i casi che abbiamo detto prima.
La alif invece è puramente alif ed è chiamata alif morbida.
La alif con la hamza è in realtà una hamza con il sostegno della alif e quindi viene indicata come hamza nei libri di grammatica.
Per non creare molta confusione noi la chiameremo in questo corso quando serve "alif hamza" o "hamza in alif" come chiameremo nel caso di un sostegno con la waw "waw hamza" o "hamza in waw" e nel caso di un sostegno con la yaa o alif maksura "yaa hamza" o "hamza in yaa" ed infine semplicemente "hamza" se è priva di sostegno.
Abbiamo visto prima che l'articolo determinativo "al" si scrive con "alif hamza" in pricipio di frase.
Se invece si trova nel mezzo della frase la alif di "al" non si pronuncia e la hamza sopra la alif non si scrive e alcuni libri mettono un piccolo simbolo come una bocca poco aperta, che significa la lettera è mangiata e non si pronuncia, indicata anche come piccola saad iniziale.
Questa "alif hamza" che mantiene la hamza in principio di frase e la perde all'interno della frase si chiama "hamzatu al wasli" هَمْزَةُ الْوَصْلِ e la alif hamza che perde la hamza "alif wasla" o alif di legame che lega le due parole che si trovano prima e dopo di essa.
Cosi possiamo dire che esiste la "hamza in alif" che non perde mai la hamza come scrittura e pronuncia in qualsiasi parte della frase e si chiama "hamzatu al katii" هَمْزَةُ الْقَطْعِ che significa "hamza di taglio" che separa in un modo netto la pronuncia tra le parole.
Ad esempio:
عِنَبُ
Significa uva.
الْعِنَبُ
Significa l'uva.
أَكَلْتُ
Che significa "ho mangiato"
أَكَلْتُ الْعِنَبَ
Che significa "ho mangiato l'uva".
أَكَلْتُ الْعِنَبَ ثُمَّ أَكَلْتُ الْتُفَّاحَةَ
che significa "ho mangiato l'uva (e) dopo ho mangiato la mela"
Si nota che "alif hamza" in "akaltu"- ho mangiato - mantiene la hamza sia in inizio che in mezzo alla frase ed è "hamzatu alkatii" هَمْزَةُ الْقَطْعِ .

الْعِنَبُ أَلَّذِي أَكَلْتُ لَيْسَ بِالْعِنَبِ الْنَاضِجِ
Che significa "l'uva che ho mangiato non è dell'uva matura"
La alif di الْ di l'uva si pronuncia ad inizio frase come أَ e in mezzo alla frase si scrive ma non si pronuncia.


In generale la hamza di "أَلْ" è di tipo هَمْزَةُ الْوَصْلِ o di legame non si scrive e non si pronuncia mai all'interno della frase mentre si pronuncia sempre in principio di frase con accento in fatha "a".


Ci sono in lingua araba altri casi dove si pronuncia la hamza ma non si scrive.

Da notare che nella lingua italiana esistono suoni che non hanno un segno specifico corrispondente.
Fanno parte di questa categoria la successione di due lettere con un unico suono, diagramma, o tre lettere con un unico suono, in questo caso si parla di trigramma. I diagrammi sono sette:
ci seguito dalle vocali a, o, u: camicia, socio, ciuffo;
gi seguito dalle vocali a, o, u: giacca, gioco, giudice;
ch seguito dalle vocali e, i: oche, anche, archi;
gh seguito dalle vocali e, i: righello, laghi, ghiro;
gn seguito da vocale: spugna, ingegnere, sogni, regno, ognuno;
gl seguito dalla vocale i: egli, figli, scogli;
sc seguito dalle vocali e, i: scema, scimmia.
I trigrammi sono quattro:
sci seguito dalle vocali a, o, u: fascia, cosciotto, prosciutto;
gli seguito da vocale: foglia, moglie, sbaglio, pagliuzza;
chi seguito da vocale: chiamata, picchio, chiuso;
ghi seguito da vocale: ghianda, ghiotto, ringhiera.

Dittongo, trittongo, iato.
Nella lingua italiana esistono inoltre gruppi vocalici che si pronunciano come se fossero una sola vocale.
Se sono due vocali si parla di dittonghi.
Se sono tre vocali accostate si parla di trittonghi.
Il contrario del dittongo si dice iato, dal latino hiatus che significa apertura o separazione, in questo caso l'accostamento di due vocali che si pronunciano separatamente con due distinte emissioni di voce.
Nella divisione in sillabe, le vocali di un iato vengono separate.
Dittonghi:
ià, iè, iò: piàno, bandièra, fiòcco;
uà, uè, uò: portuale, duèllo, uòmom;
ài, èi, òi: Màuro, nèutro;
iù, ui, ùi: piùma, suino, lùi.
Trittonghi:
iài, uài: premiài, attuài;
ièi: mièi;
iuò, uòi: paiuòlo, suòi.
Il trittongo iuo oggi viene spesso accorciato nel dittongo io:
paiolo
barcaiolo.
Lo iato:
a-e-re-o
po-e-ta
cre-atu-ra
re-azione
ri-unione
bi-ennale
tri-angolo
vi-a
pa-ù-ra
Ma-ri-a


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